venerdì 28 aprile 2017

RECENSIONE | "Il giallo di Villa Ravelli" di Alessandra Carnevali [Review Party]

Carissimi lettori, con il romanzo “Uno strano caso per il commissario Calligaris”, la scrittrice Alessandra Carnevali, ha vinto il premio “Ilmioesordio”. Oggi la scrittrice ritorna in libreria con “Il giallo di villa Ravelli”, una nuova indagine del commissario Adalgisa Calligaris.

Con la mia recensione partecipo al Review Party dedicato al romanzo, vi invito a leggere le recensioni degli altri blogger :)

STILE: 8 | STORIA: 7 | COVER: 6
Il giallo di Villa Ravelli
Alessandra Carnevali

Editore: Newton Compton
Pagine: 256
Prezzo: € 9,90
Sinossi
Non c'è pace per il commissario Adalgisa Calligaris. Pensava di poter staccare la spina, trasferendosi a Rivorosso, e invece, risolto un caso, in meno di ventiquattr'ore se ne presenta un altro. Il corpo senza vita di Silvia Ravelli è stato trovato dalla sorella, Antonia, nel salotto della sua villa. È un colpo d'arma da fuoco ad averla uccisa, ma non c'è traccia della pistola. Con l'aiuto del magistrato Gualtiero Fontanella, il commissario Calligaris scopre che tra le due sorelle ci sono stati in passato gravi dissapori, per via dell'eredità di uno zio. Ma Adalgisa capisce ben presto che se vuole arrivare alla verità deve allargare il suo raggio d'indagine. Soprattutto quando le vittime aumentano e la lista dei sospettati si allunga: l'imprenditore agricolo Giorgio Moretti, l'ex di Silvia Ravelli; il notaio Paride Calzone; il giovane rumeno Vladimir Mutu; il ricco compagno di Antonia Ravelli, Luigi Corbellini, vecchia conoscenza del commissario, oltre a una serie di figure losche, come quelle di Gigi Zolla detto "Olio" e di Adelmo Patacchini, legate al mondo della malavita e al gioco d'azzardo, di cui Silvia Ravelli era stata assidua frequentatrice..


Una scrittrice defunta, benestante e solitaria, un apparente suicidio dove però manca l’arma del delitto. Una sorella strana con qualche vecchio motivo di rivalsa sulla vittima. Nessun segno di effrazione.
Con queste premesse prende il via la nuova indagine del commissario Calligaris. A Rivorosso viene trovato il corpo senza vita di Silvia Ravelli. I sospetti cadono subito su Antonia, sorella della defunta. Le indagini si complicano quando l’arma del delitto sembra svanita nel nulla. Ben presto le vittime aumentano e la lista dei sospettati si allunga. Il commissario avrà a che fare con losche figure legate al mondo della malavita e al gioco d’azzardo.  Il colpo di scena finale collocherà ogni tessera al suo posto dando soluzione a un puzzle all’inizio indecifrabile.

La protagonista del romanzo, Adalgisa Calligaris, è una donna commissario con un carattere molto particolare. È brusca, tenace, goffa, dalla grande intelligenza, schietta e ironica.

Ho sorriso leggendo questa storia che coniuga ironia e morte. Ho apprezzato la caratterizzazione dei personaggi, Adalgisa e i suoi collaboratori appaiono “reali” con sogni e desideri da rincorrere. Operazione felice è l’uso di espressioni in umbro che identificano concretamente i luoghi in cui si svolge l’azione e creano circostanze umoristiche gradite al lettore. Piacevole la descrizione della vita di provincia, infatti ci troviamo a Rivorosso Umbro, luogo creato dalla fantasia dell’autrice, che ricorda molto Orvieto. Ho subito visualizzato la località grazie alle parole – immagini – usate dalla scrittrice e mi sono affezionata alla ruvida Adalgisa, ai suoi variegati collaboratori, ai fantastici componenti della “Banda della Maglina”.

Più che per l’intrigo poliziesco, il romanzo brilla per la quotidianità che racconta in cui spicca la figura del commissario, instancabile paladina della giustizia. Le storie dei personaggi si mescolano in un variopinto quadro d’insieme in cui le emozioni regalano vivaci sensazioni e aspettative. Il finale, alla Poirot maniera, vede tutti i sospettati riuniti insieme nell’ufficio del commissario. Il nome del colpevole verrà svelato con maestria creando un intrigante effetto sorpresa.

“Il giallo di villa Ravelli” è un romanzo intricato e indecifrabile, in perfetto stile Agatha Christie. Da leggere con un sorriso sulle labbra.

mercoledì 26 aprile 2017

RECENSIONE | "Basil" di Wilkie Collins

Dopo aver letto “La Legge e La Signora” (recensione), ritorno, con immenso piacere, a recensire un’altra opera di Wilkie Collins: “Basil”, Fazi Editore.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
Basil
Wilkie Collins (traduzione di A. Tubertini)

Editore: Fazi
Pagine: 350
Prezzo: € 20,00
Sinossi
Giovane rampollo di una famiglia aristocratica, Basil si innamora perdutamente e a prima vista della figlia di un commerciante, incontrata per caso su un omnibus. Da quel momento la sua vita cessa di scorrere sui quieti binari di sempre per imboccare la strada ignota e accidentata che conduce alla tragedia. La decisione di sposarsi in segreto con la giovane Margaret, tanto vanitosa quanto priva di scrupoli, per non scatenare le ire del padre, saldamente ancorato ai propri pregiudizi sociali; la condiscendenza con cui accetta, su richiesta del suocero, di aspettare un anno prima di consumare il matrimonio: ogni passo, ogni singola scelta compiuta da Basil in buona fede si rivelerà un errore, e il cammino che avrebbe dovuto condurlo alla felicità gli spalancherà improvvisamente le porte di un baratro di abiezione e di ferocia. E il lettore verrà trascinato con lui fino in fondo, oltre l'apparenza della ordinaria, ma non per questo meno angosciosa, normalità. Uno spaccato della società inglese della seconda metà dell'Ottocento, divisa tra una classe nobiliare arroccata sui propri privilegi e una borghesia mercantile in piena ascesa, 


Basil, giovane rampollo di una famiglia aristocratica, si innamora a prima vista di Margaret Sherwin, figlia di un commerciante, incontrata per caso su un omnibus.
Fino a quel momento il mio cuore era rimasto intatto. Non avevo mai conosciuto la passione che più consuma l’umanità. Nessuna donna si era mai frapposta tra me e le mie ambizioni, le mie occupazioni, i miei svaghi.
Da quel momento la vita del giovane cambia radicalmente. Il padre, prigioniero del “rango” che segna il netto confine fra loro e gli altri, non avrebbe mai accettato un tal matrimonio degradante per uno dei suoi figli. La ragazza, come figlia di un commerciante, non sarebbe mai stata accolta nella famiglia di Basil. Un pregiudizio sociale trasformato in ”credo” dal padre di Basil, cultore delle convenzioni sociali.
Non dimenticare mai che con il tuo rango non puoi fare ciò che vuoi. Non è tuo. Appartiene a noi, e ai tuoi figli. Devi conservarlo per loro, come io ho fatto per te.
Quindi, per non scatenare le ire del padre, Basil sposa in gran segreto Margaret. Sarà l’inizio della fine.

La fanciulla si rivelerà tanto vanitosa quanto priva di scrupoli. Basil che, su richiesta del suocero, aveva accettato di aspettare un anno prima di consumare il matrimonio,  si troverà a percorrere un cammino irto di difficoltà. Il sottile filo dell’agognata felicità si spezza, per Basil ci sarà una lunga dolorosa discesa nel baratro della degradazione morale e della ferocia.

“Basil” è la storia di un errore fatto per amore ma pur sempre di errore trattasi. Se inizialmente mi sono schierata con il giovane protagonista, voce narrante del romanzo, poi ho capitolato davanti alla sua ingenuità. Mi direte che quando si ama la ragione tace e parla il cuore ma Basil di errori, in buona fede, ne commette davvero tanti. Il romanzo mi ha subito coinvolta anche se la prima parte della storia è caratterizzata da una lentezza quasi esasperante. L’autore nei primi capitoli si sofferma sulla descrizione, anzi sulle osservazioni preliminari, dei familiari di Basil e la storia stenta a decollare. Poi tutto si anima. Il fatal incontro segna il primo vero amore di Basil pronto a tutto per la bella Margaret. Nella seconda parte la storia diventa più coinvolgente, le descrizioni lasciano il posto all’azione e all’intrigo. Nella terza e ultima parte il dramma si compie svelando la vera natura dei protagonisti.

“Basil”, pubblicato nel 1852, è un romanzo sentimentale in cui sesso, violenza,adulterio, follia e morte sono i pilastri della narrazione. Temi forti per l’epoca, scandalizzarono la stampa ma raccolsero il favore del pubblico.

Io ho letto con interesse la descrizione della società inglese della seconda metà dell’Ottocento caratterizzata da una classe sociale nobiliare decisa a difendere i propri privilegi e una borghesia mercantile in piena ascesa. Intrigante l’avventurarsi dell’autore “oltre la quotidianità” per esplorare ciò che si nasconde dietro la rispettabilità. Gli stati d’animo condizionano la percezione delle cose e guidano il comportamento dei personaggi. Bella la stretta correlazione tra agenti atmosferici e le emozioni nate dalle diverse situazioni legate a testimonianze affidate a diari e lettere. Il finale, articolato, rimetterà ogni tassello al suo posto. Attraverso i sentimenti si guarda alla vita e alla morte. A volte la vista si offusca, l’amore travolge, inganna, condanna. Comunica i sentimenti più intimi di gioia o malinconia, odio e vendetta.

Wilkie Collins racconta tutto ciò con un linguaggio fatto di immagini, rapide suggestioni, suoni e colori. 
A noi lettori il compito di penetrare in questi elementi per recepire e godere del messaggio che l’autore ha consegnato alle parole scritte. Un viaggio irresistibile che invito tutti a compiere ricordando i versi di  Shakespeare:
“La speranza è il bordone degli amanti;
e tu con esso in mano adesso vattene,
ed usalo a scacciar dalla tua mente
i pensieri della disperazione.”

lunedì 24 aprile 2017

RECENSIONE | "Gli Eredi" di Wulf Dorn

Buongiorno, cari lettori :) Wulf Dorn è sicuramente uno degli scrittori di gialli e thriller più acclamati d’Europa. Io ho letto e amato tutti i suoi romanzi, pubblicati in Italia, sin dal suo esordio con “La psichiatra”. Oggi, Wulf Dorn, conferma il suo grande talento di narratore con “Gli eredi”, edito Corbaccio.

Con una trama cupa e inquietante, che esplora i più oscuri anfratti della psiche umana, Dorn costruisce il suo edificio narrativo. La tensione, subito palpabile, accoglie il lettore e lo fa prigioniero lasciandolo con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Quindi, se siete pronti, fate un bel respiro perché l’incubo sta per iniziare.

STILE: 9 | STORIA: 8 | COVER: 8
Gli Eredi
Wulf Dorn (traduzione di A. Petrelli)

Editore: Corbaccio

Pagine: 300

Prezzo: € 17,60
Sinossi
Robert Winter è uno psicologo. Interpellato per una consulenza da un detective che segue un'indagine, si trova di fronte al suo caso più difficile. La paziente è una donna traumatizzata, unica sopravvissuta a un evento misterioso avvenuto in un paesino di montagna. Ma si tratta veramente di una testimone o la verità è molto diversa? Perché nel bagagliaio della sua macchina la polizia ha fatto una scoperta terribile. La donna sembra impazzita, la storia che racconta sembra uscita dai peggiori incubi di uno psicopatico. Tocca a Robert scoprire la verità. Una verità difficile da immaginare...

Mi creda, avrà bisogno ancora di un sacco di caffè oggi. Sarà una cosa lunga.
Frank Bennell, stimato criminologo, e Robert Winter, psicologo specializzato nel trattamento di soggetti traumatizzati, si trovano davanti a una donna sopravvissuta a un grave incidente su una strada di montagna. Il suo racconto oscilla tra realtà terribili e allucinazioni. Nel suo sguardo diffidenza e terrore. I due esperti dei lati oscuri della natura umana, sono messi a dura prova. La donna, Laura Schrader, nasconde nel bagagliaio della sua auto, il corpo senza vita di una bambina. Laura è davvero una testimone o la verità è molto diversa?

Con queste premesse inizia il thriller, ad alta tensione, scritto da Wulf Dorn. La storia si mostra subito intrigante e agghiacciante. I personaggi creano immediatamente un flusso di empatia con il lettore. Io mi sono ritrovata nella camera della clinica, con Laura e lo psicologo, avendo la netta percezione che qualcosa di terribile stesse per accadere. Non potevo sapere “cosa” ma la paura si è insinuata nella mia mente crescendo con il progredire della storia. Adoro queste sensazioni che riescono a trasmettermi vive emozioni.

Dorn, con penna affilata,seziona la psiche umana che ha in sé il seme di tutte le nostre paure. I demoni dell’uomo diventano protagonisti e seminano morte.

Un intero villaggio disabitato, tutti i suoi abitanti svaniti nel nulla.

Uccisioni, adulti terrorizzati e bambini dagli occhi di ghiaccio.

Questi elementi, nel loro complesso, formano la punta visibile di un iceberg narrativo che affonda il suo corpo in un profondo mare di sfruttamenti ed errori.

Non vi svelo “il cuore” del thriller, la vostra immaginazione verrà sedotta da una storia che non scopre subito le sue carte. Al nocciolo della questione si arriva dopo aver affrontato strani sogni, comportamenti insoliti, voci misteriose e misteriose immagini.

È possibile esser traumatizzati da una cosa immaginata?

La verità si nasconde in una fitta nebbia.
Voci. Tante voci.

Bisbigliavano, sogghignavano, sibilavano, piangevano.

Più forte, sempre più forte.
“Gli eredi” è un romanzo di contrasti e inquietudini, è un confronto tra generazioni, tra l’avidità della società e il difficile rapporto tra l’uomo e il pianeta Terra. La tensione anima l’intero romanzo. Il pericolo, camaleontica presenza, tesse il filo d’Arianna del racconto con frammenti riferiti a vicende appena trascorse. Come spesso avviene, nei romanzi di Dorn, paure, ossessioni, sogni fatti a occhi aperti, si mescolano non solo con il buio del senso di irrealtà ma anche con la luce della vita.

Adulti colpevoli di aver defraudato il futuro dei loro figli sono messi davanti alle loro colpe. Come scriveva Alfred Adler:
Un bambino che perde la speranza diventa pericolosissimo. Ci sono molte situazioni difficili nell’infanzia, ma un bambino non deve mai perdere la speranza.

In occasione della pubblicazione del libro “Gli eredi”, Wulf Dorn ha incontrato i suoi affezionati lettori per rispondere alle loro domande. Io ho avuto la possibilità di rivolgere all’autore due quesiti a cui Dorn ha risposto in modo esauriente. [ Ecco il LINK della Live ]
Sono felicissima di aver avuto questa opportunità. Dorn ha anche detto che gli piace il nome "Penna D'oro", potete immaginare la mia gioia *-*
Ecco le mie due domande:

 La psiche umana ha in sè il seme di tutte le nostre paure. Scriverne è, per lei, un modo per esorcizzare i demoni dell'uomo?
 Si, scrivere di cose che fanno paura, scrivere dei propri demoni è un modo per esorcizzarli e affrontarli. La cosa bella è che c'è la possibilità che i propri demoni siano anche quelli del lettore e in quel caso si entra in una sintonia speciale perchè quello che fa paura a te come autore farà paura anche al lettore e quello è il caso migliore in cui autore e lettore si incontrano.

 Nei suoi libri non c'è violenza plateale ma molta tensione. Ha un modello a cui fa riferimento per creare tensione senza scie di sangue?
 Prima di tutto sono contento che si noti che i miei libri siano privi di violenza, salvo dove serve. La tensione e la suspance vanno bene, le scene violente e truci ci sono solo se necessarie, verso la fine di questo libro c'è qualcosa di violento ma ciò deriva da una necessità della trama.


Nel salutarvi vi riporto la strofa finale di “It’s No Game”, no.2, di David Bowie:

“Children’ round the world,
put camel shit on the walls,
they’re making carpets on treadmills,
or garbage sorting
and it’s no game.”

Mai, sottolineo mai, togliere la speranza a un bambino. “Gli eredi” hanno diritto a un futuro.

venerdì 21 aprile 2017

RECENSIONE | "Il mistero di Paradise Road" di Pietro De Angelis

Carissimi lettori, ho appena concluso la lettura di un romanzo intenso e sorprendente che emana un lieve profumo di lavanda. Sì, questa lettura stimolerà la vostra immaginazione e i vostri sensi. Vi sembrerà di viaggiare nel tempo, giungerete nella Londra vittoriana, fascinosa e imprevedibile. Conoscerete gente seria, anzi serissima. Camminerete per i quartieri della città, sfiderete la nebbia e giungerete a Paradise Road. Se siete pronti, senza indugi, chiudete gli occhi: Londra ci aspetta.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 7
Il mistero di Paradise Road
Pietro De Angelis

Editore: Elliot
Pagine: 316
Prezzo: € 17,50
Sinossi
Il 15 gennaio del 1875 a Paradise Road, una via di linde casette a schiera alla periferia di Londra, morirono nella stessa notte dodici persone. Né Scotland Yard né la scienza riuscirono mai ad appurare la causa di quei decessi. Soltanto alcuni decenni dopo viene alla luce il documento che svela finalmente la verità su quel caso, di cui fu protagonista Lionel Morpher, impiegato esemplare all'Ufficio Brevetti, la cui moglie Alphonsine fu "vittima" di una passione totalizzante per la poesia. In una Londra nebbiosa e carica di mistero, Lionel si imbarcherà in un'impresa per salvare la moglie dalla sua "follia", entrando in un nuovo mondo, ricco di incredibili scoperte scientifiche che annunciano l'arrivo della modernità.

A certe domande, vedete, si può rispondere con un sì o con un no. Ad altre si può rispondere con poche frasi chiare e inequivocabili. Ma ci sono delle domande – delle domande molto speciali – a cui si può rispondere soltanto raccontando una storia.
15 gennaio 1875. A Paradise Road, una via alla periferia di Londra, morirono nella stessa notte dodici persone. Né la polizia né la scienza riuscì a risolvere il caso. Alcuni decenni dopo un documento svelò la verità su quel caso. I protagonisti furono Lionel Morpher, impiegato esemplare all’Ufficio Brevetti, e sua moglie Alphonsine, succube di una passione deleteria per la poesia. Quando Lionel scopre tale passione, considera la moglie affetta da “follia” e decide di fare l’impossibile per salvarla.

“Il Mistero Di Paradise Road” è un romanzo che svela subito la sua natura complessa in un continuo confronto tra Ordine e Caos. Se osservate la cover, noterete che le porte e le finestre della casa di Lionel sono tutte chiuse. In casa, al riparo dagli occhi della società, i protagonisti si mostrano come realmente sono. Al di fuori delle mura domestiche sono la bella copia di se stessi: marito ossequioso lui, moglie sottomessa lei. Questo aspetto del romanzo mi è piaciuto in modo particolare perché mette in evidenza la doppia natura dell’uomo nascosta da uno stile di vita esemplare. Lionel e Alphonsine hanno una seconda natura che mascherano a tutti, una seconda identità foriera di incomprensioni tra i coniugi.

Con penna raffinata, lo scrittore sposa il noir con profonde riflessioni sul senso della vita. Narra dell’amore e del suo potere. Svela la malsana passione di Alphonsine per la poesia. Si sofferma sulla capacità, spesso incapacità, del mondo di far buon uso delle invenzioni.
I migliori inventori non si sono limitati a progettare macchine per proteggere l’umanità dai suoi nemici esterni – la fame, le malattie, i disastri naturali – ma hanno anche capito che l’umanità andava curata dalle sue stesse perversioni.
Lionel è convinto di dover salvare sua moglie dalla poesia, dal suo malefico potere. Non si fermerà davanti a nulla entrando in un nuovo mondo, ricco di scoperte scientifiche che annunciano l’arrivo della modernità.

Una cosa è assodata, per Lionel nulla di buono può derivare dalla poesia. Compito di ogni buon marito è di far da guida alla moglie, trascorrendo insieme una vita onorata e felice.

Onore e sentimenti, conflitto tra prosa e poesia, sono il cuore del romanzo. Un cuore che pulsa sempre più velocemente conducendo a un finale sorprendente che svelerà ogni cosa.

La realizzazione de “Il Mistero Di Paradise Road” è stata lunga e impegnativa, 10 anni tra ricerche, traduzioni, stesura del romanzo. Oggi posso dire che ne è valsa la pena, una lunga incubazione per un romanzo che colpisce per la trama avvincente e per un genere misto fra noir e racconto del mistero.

Curata e suggestiva è l’ambientazione nella Londra vittoriana, palcoscenico perfetto per le vicende narrate. Istruttiva la descrizione di usi e costumi dell’epoca. Il moralismo borghese, il ruolo secondario della donna, la rigida divisione tra cuore e mente, tra sentimento e ragione. Sotto le sembianze del perbenismo si agitano passioni ed emozioni che devono essere taciute pena il disonore.

La lettura del romanzo scivola via veloce, belle le numerose descrizioni dei quartieri londinesi, arricchita da diari privati e lettere che svelano la vera natura di alcuni protagonisti.
Interessante l’idea negativa del potere della poesia. Nel romanzo troverete molti temi su cui riflettere. Per lo scrittore la poesia è un’esperienza vitale che abbraccia l’Universo. Condivido tale opinione.

Nel ringraziare Pietro De Angelis per avermi dato l’opportunità di leggere il suo appassionante romanzo, vi lascio con una citazione di Percy Bysshe Shelley, “Difesa della Poesia”:

“La Poesia e il Principio Egoistico, 
di cui il Denaro è l’incarnazione Visibile, 
sono il Dio e la mammona del mondo.”

giovedì 13 aprile 2017

Vincitore Giveaway "4 anni insieme"

Salve lettori :) 
Il giveaway "4 anni insieme" è giunto al termine.
Grazie mille per gli auguri e per il vostro affetto.


Il vincitore della copia cartacea del romanzo 
"Il marchio perduto del templare" di Giuliano Scavuzzo è...

  

Il numero 1.
Complimenti Angela :)

Ti mando subito una email.
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato 
e vi auguro una buona giornata.
Alla prossima :)

lunedì 10 aprile 2017

RECENSIONE | "La prima verità" di Simona Vinci

Carissimi lettori, il passato conserva spesso storie drammatiche, per anni inascoltate. Il romanzo “La prima verità” di Simona Vinci, edito Einaudi, nasce da una vicenda realmente accaduta. Tra gli abbandonati, i reclusi, i dimenticati Simona Vinci trova storie struggenti, le riporta in vita, le dona a noi lettori.

STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 9

La prima verità
Simona Vinci

Editore: Einaudi
Pagine: 397
Prezzo: € 20,00
Sinossi
Nel 1992 Angela, giovane ricercatrice italiana, sbarca sull'isola di Leros. È pronta a prendersi cura, come i suoi colleghi di ogni parte d'Europa, e come i medici e gli infermieri dell'isola, del perdurante orrore, da pochi anni rivelato al mondo dalla stampa britannica, del "colpevole segreto d'Europa": un'isola-manicomio dove a suo tempo un regime dittatoriale aveva deportato gli oppositori politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Quelli di loro che non sono nel frattempo morti sono ancora tutti lí, trasformati in relitti umani. Inquietanti, incomprensibili sono i segni che accolgono la ragazza. Chi è Basil, il Monaco, e perché è convinto di avere sepolto molto in alto "ciò che rimane di dio?" E tra i compagni di lavoro, chi è davvero la misteriosa, tenace Lina, che sembra avere un rapporto innato con l'isola? Ogni mistero avrà risposta nel tesoro delle storie dei dimenticati e degli sconfitti, degli esclusi dalla Storia, nell'"archivio delle anime" che il libro farà rivivere per il lettore: storie di tragica spietata bellezza, come quella del poeta Stefanos, della ragazza Teresa e del bambino con il sasso in bocca.

Un lettino di ferro con le sbarre bianche e un corpo nudo, quello di una bambina tra i sette e i dieci anni. Che è una femmina, si capisce solo dal taglio tra le gambe unite e tenute ferme da una cinghia di contenzione. Anche le braccia sono legate alle sponde con due strisce di tela e tutto il peso del corpo si regge sui gomiti. Dietro la schiena, un cucino macchiato e sotto il sedere, una tela cerata. Nell’angolo in fondo a destra si intravede un materasso a righe. Poi c’è il buio.
Angela, giovane ricercatrice, sbarca sull’isola di Leros. Da poco il mondo ha saputo del “colpevole segreto d’Europa”: un’isola manicomio dove il regime dei Colonnelli aveva deportato gli oppositori politici greci, facendoli convivere con i malati di mente. Angela è subito coinvolta dal segreto sepolto tra quei bianchi edifici. Le sue scoperte sono più sconvolgenti di ogni immaginazione.
Poi la serratura, improvvisamente docile, si sbloccò nella sua mano con un gemito e la porta si aprì.
Inizia così, per la ragazza, un incontro faccia a faccia con l’orrore riversato da uomini su altri uomini. A Leros ci sono ancora “pazienti” trasformati in relitti umani. Storie drammatiche, urla provenienti dal passato, fantasmi che non hanno pace. Conosceremo Basil, il Monaco, convinto di   aver sepolto molto in alto “ciò che rimane di Dio”. Soffriremo con Stefanos, poeta perseguitato dal regime. Proveremo un dolore profondo leggendo la storia di Teresa, messa incinta dal fratello e costretta ad abortire. Avremo gli occhi lucidi conoscendo il piccolo Nikolaos che, non volendo più parlare, aveva  sempre un sasso in bocca.

Storie dei dimenticati e degli sconfitti, storie di uomini ignorati dalla Storia, storie tragiche ma di una bellezza devastante.


“La prima verità” non è un libro facile da leggere, io ne ho assaporato pochi capitoli al giorno. L’orrore che trapela dalle pagine non può lasciare indifferenti. Il dolore lo si prova sulla propria pelle rimanendo increduli nel leggere le violenze subite dai malati. Sanità e pazzia si confondono, il labile confine svanisce e si perde nel tempo. Anche oggi, accadono tragedie senza precedenti, figlie di una pazzia contagiosa. Il tempo dei mostri mostra il suo volto negli attentati di matrice terroristica, nella paura dell’ignoto che avanza. Proprio lì, a Leros, nello stesso luogo d’internamento dove i malati psichiatrici, i disabili, i bambini abbandonati hanno vissuto l’inferno in terra, i profughi  ora vengono ospitati per iniziare una nuova vita.

Le paure di ieri si confondono con la paura del presente.

Simona Vinci, con il suo romanzo potente e drammatico, sdogana la follia narrando la pazzia che contamina il mondo. Narra l’esclusione di chi è considerato diverso dando voce alla memoria dei luoghi, liberando l’eredità del passato, ascoltando chi bussa alla porta del suo cuore. Prende vita, così, un racconto doloroso, a momenti crudele che vive su più piani temporali e spesso supera i confini di Leros per sorvolare altri luoghi, altre storie, altre follie.

Con “La prima verità” Simona Vinci ha vinto il Premio Campiello 2016 e il Premio Volponi 2016.

Prima di lasciarvi vorrei attirare la vostra attenzione sul titolo del romanzo. “La prima verità” è una citazione tratta dal verso di una poesia di Ghiannis Ritsos, uno dei più grandi poeti del novecento.

Disse: Credo nella poesia, nell’amore, nella morte, perciò credo nell’immortalità.
Scrivo un verso, scrivo il mondo; esisto, esiste il mondo.
Dalla punta del mio mignolo scorre un fiume.
Il cielo è sette volte azzurro. Questa purezza 
È di nuovo la prima verità, il mio ultimo desiderio.

venerdì 7 aprile 2017

RECENSIONE | "I guardiani dell'isola perduta" di Stefano Santarsiere [Review Party]

Carissimi lettori è con vero piacere che vi parlo del romanzo “I Guardiani Dell’Isola Perduta” di Stefano Santarsiere, edito Newton Compton.

L’autore, nato nel 1974, vive e lavora a Bologna. Ha diretto il cortometraggio “Scaffale 27”, aggiudicandosi il primo premio nel contest Complete Your Fiction 2012. Ha pubblicato i romanzi “L’arte di khem, “Ultimi quaranta secondi della storia del mondo”, e con la Newton Compton “La mappa della città morta”.

Io ho letto “La mappa della città morta” (recensione), un’avventura mozzafiato fra le montagne del Mato Grosso, e ho apprezzato Charles Fort, avventuroso protagonista spinto dalla sete di conoscenza. Con curiosità ho iniziato la lettura de “I guardiani dell’isola perduta”. Io amo il mare e mi affascinano gli enigmi nascosti nei fondali oceanici, quindi non potevo perdermi questa seconda avventura di Charles Fort, direttore di un giornale online che indaga tutto ciò che è avvolto dal mistero.

Con la mia recensione ho preso parte al Review Party dedicato al romanzo, ecco gli altri blog coinvolti: FLAUTO DI PAN | GRAPHOMANIA | LA FENICE BOOK | LIBERI DI SCRIVERE


STILE: 8 | STORIA: 9 | COVER: 7
I guardiani dell'isola perduta
Stefano Santarsiere

Editore: Newton Compton
Pagine: 381
Prezzo: € 7,90
Sinossi
Una scossa improvvisa giunge nella vita di Charles Fort, giornalista appassionato di misteri. Il suo amico Luca Bonanni è morto in un incidente stradale e proprio lui viene convocato dalle autorità per riconoscerne il corpo. Ma le sorprese che lo attendono non sono poche: la compagna di Bonanni, Selena, sospetta un'altra causa di morte e lo contatta per chiedergli aiuto. Ha con sé una valigia lasciata dall'uomo piena di oggetti provenienti da relitti inabissatisi nel Pacifico e che nessuno, in teoria, potrebbe aver recuperato. Le domande sono tante: cosa lega il contenuto della valigia alle ultime ricerche di Bonanni? Da cosa dipendevano i suoi timori negli ultimi giorni prima dell'incidente? E soprattutto, chi o cosa sono gli hermanos del mar che cercava lungo le coste messicane e poi nell'arcipelago delle Fiji? Per risolvere i tanti misteri, Charles Fort e Selena si spingeranno dall'altra parte del mondo, trovandosi alle soglie di una scoperta scioccante che unisce le ipotesi sull'esistenza di misteriose creature degli oceani agli affari di una spietata multinazionale...

Un amico morto, una valigia piena di reperti, un segreto proveniente dal mare profondo, per Charles Fort inizia una ricerca che potrebbe cambiare la storia.
Vi dico immediatamente che questo romanzo  si nutre di avventura, colpi di scena, avidità umana e inquietanti omicidi. Situazioni drammatiche e imprese rischiose conferiscono fascino alla storia e catturano subito l’attenzione del lettore.

Charles Fort, giornalista del paranormale, responsabile del sito internet “La voce dei dannati”, viene convocato dalle autorità per riconoscere il corpo del suo amico Luca Bonanni, morto in un incidente stradale. Selena, la compagna di Bonanni, non crede si tratti d’incidente. Secondo il suo parere,qualcuno ha ucciso Luca e chiede aiuto a Fort. I due trovano a casa del defunto, una valigia colma di oggetti provenienti da relitti inabissatisi nel Pacifico. Chi ha recuperato questi oggetti? Perché Bonanni era inquieto e timoroso negli ultimi giorni prima dell’incidente? Cosa cercava  lungo le coste messicane e nell’arcipelago delle Fiji? Chi o cosa sono gli hermanos del mar? Per rispondere a queste domande, Charles Fort e Selena dovranno affrontare un viaggio che li porterà dall’altra parte del mondo e dovranno affrontare mille pericoli. Una scoperta scioccante li aspetta: ipotesi sull’esistenza di misteriose creature degli oceani si intrecciano agli affari di una spietata multinazionale.


Non voglio svelarvi i misteri racchiusi in questo romanzo, sappiate che vi confronterete con i miti sugli abitanti dei fondali marini. Un mito può essere reale? Perché l’uomo ha da sempre un forte legame con l’oceano? L’attrazione e la paura per le profondità marine, cosa nascondono?

“I guardiani dell’isola perduta” è un romanzo ricco d’avventura e di imprese straordinarie. I protagonisti vivranno momenti ricchi di suspense, esploreranno luoghi misteriosi, affronteranno rischi mortali. Al centro del contendere ci sono il mare e le sue creature, la civiltà tecnologica e l’avidità umana.

L’autore calcola al millesimo realtà e finzione. Al lettore sarà impossibile scindere questi due elementi narrativi che finiscono per fondersi dando vita a una storia di fantasia con radici nella realtà. Se leggerete con attenzione vi sembrerà di udire un misterioso suono provenire dalle profondità oceaniche, il bloop, che per anni ha alimentato leggende sull’esistenza di creature intelligenti (vedi la teoria della scimmia acquatica).

Una cosa è certa, noi conosciamo pochissimo gli ambienti oceanici e i loro misteriosi abitanti. L’uomo è sempre alla ricerca di nuove esperienze e nuove conoscenze. Santarsiere sfida la nostra curiosità, ci conduce verso l’esplorazione dell’ultima frontiera presente sulla Terra: gli oceani. In queste acque la nostra immaginazione corre libera, si nutre di grandi emozioni, si confronta con il rischio, affronta le sfide e soprattutto esplora l’ignoto.

“I guardiani dell’isola perduta” è un romanzo dal fascino indiscusso: isole sperdute e oceani sconfinati vi accoglieranno a braccia aperte. Il ritmo avvincente, momenti di tensione si alternano ad altri più tranquilli, vi condurrà per i sentieri dell’avventura e sarete conquistati dal piacere della lettura penetrando nel mondo dei personaggi. Condividerete con loro emozioni, speranze, riflessioni. Il tutto vi porterà ad ottenere una maggiore capacità di scrutare l’animo dell’uomo per trarne considerazioni di carattere morale. Il progresso scientifico non è sempre al servizio dell’umanità. Spesso uomini arroganti e dominati dall’assillo della ricchezza o del potere, calpestano i diritti degli altri. Questa, miei cari lettori, è l’avventura più bella che il destino vi possa riservare. La vita, l’ignoto, la conoscenza, le nostre origini, il nostro passato, la nostra storia. Se avete sete di scoperte, “I guardiani dell’isola perduta” è il romanzo che fa per voi. 

mercoledì 5 aprile 2017

4 anni insieme - Ringraziamenti + Giveaway


Buongiorno, carissimi lettori :) 
Oggi, 5 aprile, il blog compie 4 anni!

Quattro anni emozionanti, ricchi di soddisfazioni ma anche timori e paure. Questi anni sono trascorsi velocemente ma ricordo perfettamente l’inizio di questa avventura e il desiderio di conoscere persone che condividessero con me l’amore per la lettura.

Un grazie di cuore a tutti voi che continuate a seguirmi, grazie per i vostri commenti e suggerimenti.

L’apertura del blog mi ha portata ad avere un approccio diverso nei confronti della lettura dei romanzi, lo scambio di idee ed opinioni sui libri ha arricchito la mia esperienza come lettrice. Ho condiviso con voi la mia passione per i thriller, trovando così spiriti affini amanti delle storie cupe e nere. Spero di continuare questa bella esperienza insieme a voi.

Per ringraziarvi ho voluto organizzare un piccolo giveaway :)
Il vincitore riceverà una copia cartacea del romanzo 
"Il marchio perduto del templare" di Giuliano Scavuzzo (recensione)


REGOLE PER PARTECIPARE:
- Essere follower del blog (cliccate su "segui" che trovate nella colonna a lato)
- Commentare questo post lasciando il vostro indirizzo email.
- FACOLTATIVO Seguitemi su twitter e facebook e condividete il giveaway :)

Ad ognuno di voi sarà assegnato un numero. Avete tempo per iscrivervi fino a mercoledì 12 aprile. Il 13 aprile verrà estratto il vincitore che sarà poi contattato tramite email.

Buona fortuna a tutti :)

lunedì 3 aprile 2017

RECENSIONE | “Non dirmi bugie” di Rena Olsen

Cari lettori, vi parlo di un thriller che mi ha colpito per lo schema narrativo e  l’analisi psicologica dei personaggi: “Non dirmi bugie” di Rena Olsen.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 6
Non dirmi bugie
Rena Olsen (traduzione di G. Collini)

Editore: Newton Compton
Pagine: 333
Prezzo: € 9,90
Sinossi
Clara sta spazzolando i capelli a una delle figlie, quando alcuni uomini armati fanno irruzione in casa e arrestano Glen, suo marito. L'ultima cosa che lui le urla, prima di essere portato via, è di non dire niente, e lei ubbidisce. Del resto la rigida educazione che ha ricevuto da ragazzina, e che l'ha resa poi una giovane donna dalle maniere perfette, l'ha abituata a fare ciò che va fatto. Sempre. Clara ripercorre così il suo passato, cercando la chiave per comprendere ciò che sta succedendo. Ma la situazione sta rapidamente precipitando e lei si ritrova rinchiusa, interrogata da uomini e donne che la chiamano con un altro nome, Diana, e che accusano il marito di aver commesso crimini atroci. A poco a poco il passato inizia a stridere con il presente e Clara è costretta a mettere in dubbio la realtà che ha sempre dato perscontata: dovrà ricorrere a tutte le sue forze per affrontare il futuro, se per lei un futuro c'è ancora...

Sto spazzolando i capelli di Daisy seduta al tavolo della cucina, quando, con uno schianto la porta di casa viene giù. Il rumore degli spari, le urla degli uomini, il pianto delle bambine giungono come un maremoto attraverso l’uscio divelto. Lascio cadere la spazzola e afferro la mano di Daisy. La trascino dentro l’armadio più vicino, armeggiando con la leva che apre il doppiofondo.  Ci stringiamo in un piccolo spazio, e Daisy trema tra le mie braccia.
Ditemi voi se è possibile resistere a un incipit così coinvolgente che stuzzica curiosità e apre scenari da esplorare con molta attenzione! Io non ho opposto resistenza, ho dimenticato la delusione per un titolo non proprio originale e mi sono tuffata a capofitto nella lettura lasciandomi condurre in una microsocietà dove concetti come bene e male, giusto e sbagliato, amore e violenza, obbedienza e punizione, assumono un significato differente dal normale. Ma cosa è normale? Come possiamo definire “normale” la nostra esistenza se non abbiamo altri termini di paragone? Se l’uomo che amo mi punisce perché sbaglio, chi sono io per oppormi? Ogni cosa è fatta per farmi capire qual è il mio posto. Sono fortunata ad avere persone che si occupano di me facendosi carico della mia formazione.  Una grande famiglia con tante figlie da preparare per “il giorno dell’asta”.

Iniziate a inorridire.

L’incipit ci mostra Clara intenta a occuparsi di una delle sue figlie, quando alcuni uomini armati fanno irruzione in casa e arrestano Glenn, suo marito. L’uomo, prima di esser condotto via, le urla di non dire niente. Clara ubbidisce. Ha ricevuto una rigida educazione da ragazzina e lei sa cosa fare, come sempre. Quando anche lei viene rinchiusa, interrogata da uomini e donne che la chiamano con un altro nome, Diana, un senso di malessere inizia a tormentarla. Suo marito Glenn è accusato di crimini atroci. Nella sua mente si fa strada un terribile sospetto. Forse la realtà che ha sempre dato per scontata è solo un’illusione. Il presente le chiede di aprire gli occhi, di ripensare al suo passato che non è come gliel’hanno raccontato. La sua vita crolla come un castello di carte. Per sperare in un futuro Clara deve mettere in chiaro il suo passato. Ma soprattutto dovrà perdonare se stessa.

“Non dirmi bugie” è una storia oscura narrata dalla voce di una  delle tante vittime. L’inizio inchioda subito i colpevoli, non ci sono dubbi sulle loro responsabilità ma occorrono delle prove. Clara è la chiave per entrare in un‘organizzazione crudele.

Ho provato subito empatia per la protagonista condividendo, con lei, una tensione palpabile e un iniziale smarrimento. Mi sono sentita intrappolata in una storia narrata con capitoli brevi e coincisi che scivolano via veloce disegnando un doppio piano temporale: “Adesso” e “Prima”.

“Adesso” ci mostra un presente in cui tutti i nodi vengono al pettine. Clara scopre di non sapere chi sia realmente. La sua identità è una bolla di sapone volata via, tutto diventa relativo anche il suo amore per Glenn cambia veste.

“Prima” ci svela, pian piano, il mondo di Clara e di tante altre ragazze preparate, educate, formate, per uomini facoltosi. Una ricerca d’amore dove amore non c’è.

Grazie a una semplice ma efficace scrittura, ho ripercorso l’ingarbugliato intreccio nella mente di Clara. La sua narrazione mi ha condotta per vie dolorose.

Per Clara la violenza è una maestra di vita, utile come punizione in caso di errore. Un uomo che picchia la propria donna le mostra così il suo amore. Per lei la disciplina passa attraverso il dolore. È tutto ciò che conosce. La sua mente è intrappolata nell’idea che mescola amore e paura, piacere e dolore. Quanti condizionamenti, quanti pensieri errati, Clara!

Per Clara la normalità è essere punita per aver commesso errori. La sua normalità non è normale? Come può essere sbagliata?

La storia non presenta grandi colpi di scena, si comprende fin da subito lo scopo dell’organizzazione. Ciò che ho apprezzato è la struttura narrativa, la dinamica dei rapporti tra i personaggi, la manipolazione della mente, la netta sensazione di operare per il bene non sapendo cosa sia realmente il bene. La schiavitù psicologica porta a scambiare per normale ciò che è aberrante. Per questo ho compreso il dolore e il disorientamento di Clara, si è sentita vittima e carnefice allo stesso tempo. Il suo amore per “le figlie”, per la loro educazione, per la collocazione presso uomini facoltosi è tutto uno sbaglio. Lei credeva di dare amore e invece condannava le ragazzine a una vita terribile. Sembra impossibile credere che ciò possa realmente succedere. Pensate per un attimo alle sette e tutto vi apparirà con una luce diversa.

“Non dirmi bugie” semina menzogne, uccide l’amicizia, punisce i veri sentimenti, cambia l’identità di ignare vittime, incute un devastante senso di colpa. Fortunatamente, a controbilanciare tanta disumanità, ci sono la solidarietà, l’umana comprensione, il vero amore che non conosce limiti, la speranza in un domani migliore.

Questo romanzo colpisce e spiazza fin dalla prima pagina, la lettura gode di un ritmo incalzante e il finale accende la speranza.

sabato 1 aprile 2017

RECENSIONE | “Capitan Grisam e l’Amore” di Elisabetta Gnone

Carissimi lettori, oggi non vi parlerò di storie nere. Metto momentaneamente da parte il Male e sorrido al tenero e simpaticissimo romanzo di Elisabetta Gnone. La scrittrice ha pubblicato nel 2004 “Il Segreto Delle Gemelle”, il primo libro della fortunatissima saga di Fairy Oak, seguito da “L’Incanto Del Buio” e “Il Potere Della Luce”. Io ho già letto la trilogia e ricordo con gran piacere le gemelle Vaniglia e Pervinca. Elisabetta fa rivivere i suoi personaggi in una nuova serie di quattro titoli di cui “Capitan Grisam e L’Amore” segna il primo, emozionante capitolo.

STILE: 8 | STORIA: 8 | COVER: 8

Capitan Grisam e l'Amore
(Fairy Oak. I quattro misteri #1)
Elisabetta Gnone

Editore: Salani

Pagine: 244

Prezzo: € 14,90
Sinossi
In una grotta segreta, fra le cascate ghiacciate dall'inverno, cinque giovani amici aprono un antico baule e liberano una storia che per molti anni era stata chiusa e dimenticata! E si troveranno a mettere insieme i pezzi della storia del loro Capitano, fitta, come scopriremo, di colpi di scena. Pochi indizi, inattese scoperte e laconici ricordi aiuteranno i ragazzi a ricostruire i pezzi di un passato sepolto che a tratti appare oscuro e addirittura spaventa.

In quel momento decisi che avrei raccontato alle mie compagne quattro misteri di Fairy Oak,

uno per ogni sera per quattro sere,

dopo di che non avrei più parlato del passato.

La prima sera parlai d’amore,

la seconda di mirabolanti incantesimi,

la terza di amicizia,

la quarta sera raccontai un addio.
Amore, incantesimi, amicizia, sentimenti sono gli elementi che rendono queste storie affascinanti e avventurose.

“Capitan Grisam E L’Amore” narra di ragazzi intrepidi e d’amore riportandoci, con il cuore e con la mente, nel meraviglioso mondo di Fairy Oak e dei suoi abitanti. La voce narrante è Felì, la fatina che in qualità di tata si è occupata, per quindici anni, di Vaniglia e Pervinca, le streghe gemelle.
Luce e Buio, un potere crea, l’altro distrugge. Uniti ed opposti, sono inseparabili, né buoni né cattivi, necessari entrambi, come il giorno e la notte.
Fairy Oak è un villaggio magico e antico nascosto fra le pieghe di un tempo immortale. È abitato da creature magiche e uomini senza poteri, vivono in pace ed è impossibile distinguere gli uni dagli altri. Maghi, streghe e cittadini normali abitano le case di pietra da tempo immemorabile, pronti ad aiutarsi reciprocamente nessuno fa più caso alle stranezze. A parte le fate che sono molto piccole, luminose e volano.

In questo primo capitolo della nuova serie, un mistero avvolge il passato di  William Talbooth, il capitano giunto nel magico villaggi molti anni prima. Toccherà a Vaniglia e Pervinca e al giovane mago Grisam, alla buffa Flox, e all’intera Banda Del Capitano scoprire la verità. Inizia una ricerca appassionata, con pochi indizi i ragazzi ricostruiranno la storia di Talbooth. Man mano che il mistero viene svelato, davanti agli occhi dei ragazzi si ricompone una storia inizialmente oscura ma infine rischiarata dal sorriso dell’amore.

Ho apprezzato questo “primo mistero” vivendo il piacere della lettura, immergendomi in una storia delicata dove la magia dell’amore è una presenza costante e confortante. Ritrovare le streghe gemelle è stato come rivedere vecchi amici con cui si ritrova complicità e voglia di stare insieme. Vaniglia e Pervinca sono cresciute, il Male è stato vinto, la loro esistenza ha la luce dell’amore. Ah, l’amore!

Nel romanzo, arricchito dalle bellissime illustrazioni di Alessia Martusciello, Claudio Prati e Barbara Bargiggia, prendono vita numerosi tipi d’amore.

Con la dolcezza nel cuore scopriremo l’amore promesso, l’amore negato, l’amore nascente, l’amore per la famiglia, l’amore per la musica e gli animali. Non abbiate paura, non farete un’indigestione di zucchero ma sicuramente il cuore vi ringrazierà per aver trascorso qualche ora in compagnia di belle emozioni. Io ho già letto la saga di Fairy Oak, ho vissuto l’infanzia di Vaniglia e Pervinca, la scoperta dei loro poteri, il ritorno di un antico Nemico, il tentennamento dell’Antica Alleanza, la guerra che coinvolge tutti e tutto. Era stato già tutto detto? No, fortunatamente no!

Riprendere una saga, ampliarla con nuovi capitoli è sempre una sfida coraggiosa. Sfida che, secondo me, Elisabetta Gnone, autrice anche dell’apprezzato “Olga di carta – Il viaggio straordinario” (recensione), ha vinto alla grande.

“Capitan Grisam e l’Amore” è una storia adatta ai piccoli e grandi lettori. Il romanzo è ben scritto, gode di una fluida narrazione arricchita con colpi di scena e dialoghi semplici ma efficaci. C’è la forza dell’amicizia e dell’amore a sostenere la Banda Del Capitano e noi non possiamo che far il tifo per loro. Una storia di segreti e batticuori. Ora sono impaziente di ascoltare ancora Felì e i suoi racconti. Aspetterò con ansia “la seconda sera in cui, la dolce fatina, racconterà di mirabolanti incantesimi.” Per il momento godiamoci il potere dell’amore e la sua dolcissima magia.